La privacy ai tempi del social

Secondo alcuni filosofi e sociologi, a fondamento di ogni società umana c’è un patto tra governanti e governati: il contratto sociale. Attraverso questo patto si pone fine allo stato di natura e inizia l’era dello stato sociale e politico. Il patto si basa su doveri reciproci: i governati cedono una quota della propria libertà ai governanti che, da parte loro, devono assicurare stabilità e sicurezza a tutta la collettività.

In questa propsettiva, lo scambio di informazione tra gli utenti e i siti Web rappresenta una riedizione del patto e un’evoluzione del concetto di stato sociale e geografico. Come dalla limitazione della libertà personale è nato lo stato politico, dalla limitazione della privacy (anonimato) personale nasce la società dell’informazione.
L’accettazione della limitazione personale sulla Rete è un atto volontario, prodotto consapevolmente allo scopo di acquisire informazione rilevante, servizi di valore, partecipazione e intrattenimento. Più che volontario si potrebbe dire naturale, implicito nella natura delle interazioni in Rete. Immaginare oggi di girare per la Rete senza cookie, senza mai dire nulla di sé o dare un recapito eMail o fonire alcun dato anagrafico ci riporterebbe indietro al Web di 15 anni fa che era pur sempre bellissimo ma un po’ più povero e noioso di quello di oggi.

Ecco quindi il nuovo contratto sociale nella forma di un baratto informativo: rinuncio volentieri all’anonimato (privacy) per ottenere servizi, relazioni e informazione su misura (anche quella pubblicitaria). Così acquisisco lo status di cittadino della società dell’informazione e la Rete diventa un’estensione dell’ambiente di relazioni in cui vivo. In questa dinamica si annida qualche problema? Senz’altro, come avviene in ogni realtà che attraversa un profondo cambiamento.

La ricerca svolta da Human Highway per MagNews mostra che il baratto informativo tra gli utenti Internet italiani è lucidamente accettato e molto spesso tollerato. Come diceva Zuckerberg all’inizio del 2010: “Ormai gli utenti condividono senza problemi le informazioni personali online. Le norme sociali cambiano nel tempo. E così è anche per la privacy“.

Il Report completo della ricerca è disponibile sul sito di MagNews.

Il rapporto tra gli italiani e il patrimonio culturale del paese

In occasione del lancio della campagna del FAI “Ricordati di salvare l’Italia”, Human Highway ha condotto un’indagine sul rapporto tra gli italiani e il patrimonio culturale del paese.
I risultati della ricerca, svolta su un campione di 1.275 individui tra 18 e 64 anni, sono stati discussi a Roma il 3 Ottobre 2011 in occasione della conferenza stampa di presentazione della campagna.

Le icone del patrimonio artistico e naturalistico italiano:

  • il pensiero del bello che ci circonda va in primo luogo al patrimonio artistico (in due casi su tre) e poi a quello naturalistico (un caso su quattro).
  • Una quota marginale di rispondenti lega il patrimonio italiano a categorie meno convenzionali (piatti tipici, eccellenze dell’industria, cultura popolare etc.)
  • nel ranking di Top of Mind del patrimonio artistico troviamo ai primi posti i luoghi simbolo del paese, le “cartoline d’Italia”: Colosseo, Fontana di Trevi, Torre di Pisa. Edifici non religiosi e monumenti raccolgono il 33% della prima citazione spontanea, seguiti dalle chiese (9,5%), le città e i borghi (6,2%) e particolari luoghi delle città (5,8%).
  • Con percentuali inferiori compaiono i luoghi della natura: il mare (3,6%), le Dolomiti (2,1%), le coste più famose, le montagne e i parchi naturali.
  • Nella citazione Top of Mind le donne si dimostrano più attente ai particolari e meno iconiche degli uomini: questi citano con maggior frequenza i luoghi simbolo mentre il catalogo di citazione delle donne è più ampio e meno scontato.
  • Nel confronto di genere si nota che negli uomini prevalgono le citazioni della montagna e delle eccellenze non artistiche (industria, cucina)
  • Al crescere del livello di istruzione diminuiscono le citazioni dei luoghi “cartolina” e aumentano quelle relative alle bellezze naturalistiche del Paese.

Il legame affettivo con il patrimonio artistico e naturalistico italiano è molto forte e radicato:

  • La prima sensazione suscitata dall’idea di perdere il proprio luogo simbolo del patrimonio italiano, naturalistico o artistico, è di forte ingiustizia.
  • Emergono quindi due sfere molto distinte legate alla tipologia di luogo che si è detto di amare: per i luoghi dell’arte è forte il valore sentimentale («Come se avessi perso un oggetto di famiglia»), la sensazione di sentirsi defraudato e senza la perdita di storia e cultura (impoverimento del capitale sociale). Il legame con i luoghi della natura, invece, è più intimo: nel caso di perdita del patrimonio naturale entrano in gioco la tristezza e la solitudine («Come se fosse venuta a mancare una persona cara»)
  • La rabbia come risposta alla perdita del patrimonio di bellezza è un sentimento tipico e prevalente nei giovani e tende a scendere al salire dell’età (e anche del grado di istruzione). Al crescere dell’età, infatti, comincia a prevalere la desolazione e lo scoramento, indice di una maggior consapevolezza che la bellezza che ci circonda è un bene prezioso, sia per il benessere sociale che per gli aspetti economici e culturali che vi sono connessi

Il patrimonio italiano e la sua tutela:

  • Della tutela del patrimonio italiano se ne deve occupare lo Stato (57%) e gli enti locali (52%), ma anche ognuno di noi (47%). Emerge in maniera evidente questa necessità di partecipare tutti affinché se ne possano vedere i benefici.
  • L’interesse per la tutela del patrimonio italiano è elevato. Per esempio, il 73% dichiara di ricordare bene il crollo di Pompei del 2010 e solo l’8% del campione ne ignora la storia. Il riferimento al caso concreto del crollo di Pompei conferma le sensazioni raccolte nelle dichiarazioni ipotetiche sulla scomparsa dei luoghi cari: alla vicenda di Pompei si legano reazioni di rabbia, dolore, delusione, tristezza oltre all’emergere di una nuova dimensione, l’imbarazzo per l’accaduto.
  • Più del 40% dei rispondenti crede che il patrimonio italiano attualmente si trovi in uno stato non accettabile (viceversa, per il 18% si trova in buono stato).

Agire per tutelare il patrimonio e aumentare il proprio benessere:

I rispondenti concordano sul fatto che vedere un bel paesaggio o una bella opera d’arte renda più felici, prendersi cura delle cose belle che ci circondano aumenta il benessere di tutti, e che bisogna tutelare il patrimonio italiano come uno dei migliori investimenti sul futuro. E ancora è altissimo l’accordo sul fatto che se non tuteliamo il patrimonio italiano sarà impossibile poi ricreare le bellezze perdute; bisogna salvaguardare il patrimonio per le future generazioni.
La bellezza dell’ambiente che ci circonda influisce sul benessere della vita quotidiana. Questo è vero soprattutto per chi vive al Centro/Nord, per le donne, per chi è più adulto e più istruito.
La tutela del patrimonio artistico e naturalistico è quindi fondamentale per il benessere quotidiano. Sull’importanza della tutela sono più convinti al Centro/Sud (forse luoghi meno curati, dove si vive di più l’abbandono) e in questo caso non vi è differenza a livello culturale, è un pensiero condiviso.
Un rispondente su 3 fa un appello spontaneo e diretto: bisogna agire subito per salvaguardare il patrimonio italiano!

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