L’informazione pernegrafica online

Nel dibattito in corso in questi giorni sul tema della post-verità e della diffusione di notizie false o tendenziose in Rete (le cosiddette bufale) manca un’informazione fondamentale, di natura quantitativa: quante bufale si producono e quanto sono condivise sui Social Network? Qual è il peso di questo tipo d’informazione in relazione a quello delle testate online che fanno capo a gruppi editoriali noti e riconosciuti?

La misura dei volumi di produzione e la stima dell’influenza delle bufale nel panorama dell’informazione online è un lavoro possibile qualora siano disponibili i seguenti dati:

  • l’insieme di siti Web (testate) sui quali vengono pubblicati gli articoli
  • il censimento degli articoli pubblicati da ogni testata
  • il numero di condivisioni degli stessi articoli sui Social Network

La fase di individuazione delle fonti delle bufale è alla base del successivo lavoro di raccolta delle informazioni sui contenuti. In realtà, il termine bufala connota un articolo e non una testata. E’ quindi difficile parlare di siti Web che pubblicano esclusivamente bufale. Non tutte le notizie sono false, non tutte le notizie sono verificabili e, anche qualora lo fossero, non c’è un modo rigoroso e veloce per determinarne la veridicità. Inoltre, leggendo lo stile editoriale di molte sedicenti testate d’informazione online, si nota che gran parte degli articoli non riportano notizie false ma presentano i fatti in modo distorto, orientato in modo ossessivo al supporto di tesi pregiudiziali impregnate di derisione, odio e malignità, mania di persecuzione, gusto morboso.

La distorsione della realtà e la pubblicazione di notizie false o imprecise è un problema che, in qualche misura, riguarda tutte le testate di attualità. Possiamo supporre che esista una quota fisiologica di questo tipo di notizie nella produzione giornalistica, dovuta a errori e leggerezze nella verifica delle fonti, uno stile narrativo iperbolico di alcune firme, l’impronta editoriale della testata. Tuttavia, la concentrazione di articoli falsi e distorti è diversa da testata a testata e per alcune di esse risulta molto superiore al valore fisiologico. Ciò consente di definire un insieme di siti Web il cui modello informativo e di business è guidato dalle “dinamiche della bufala” (o del clickbaiting): la volontà di presentare i fatti in modo distorto per ragioni politiche o ideologiche, la produzione di contenuto attrattivo a fini pubblicitari, la costruzione di un network mediatico da utilizzare in caso di necessità.

Più che di siti di bufale in questi casi dovremmo parlare di siti pernegrafici(1): il contenuto offerto da questi siti Web è costruito per attrarre e vendere le persone che li frequentano. La vendita dei lettori avviene con il sistema della pubblicità online (una vendita, diciamo, diretta) o con l’influenza culturale e politica (vendita indiretta). Si potrà obiettare che questo è esattamente il modello sul quale è nata e si è sviluppata l’industria giornalistica del secolo scorso e che anche oggi ne determina le dinamiche di fondo. E’ un’obiezione fondamentale, sulla quale si potrebbe sviluppare un dibattito che ci porterebbe lontano dall’obiettivo di questa analisi, esclusivamente dedicata alla stima quantitativa del fenomeno. Possiamo però rilevare il fatto che gran parte dei siti pernegrafici non sono respons-abili, nel senso etimologico del termine: non sono capaci di rispondere a eventuali richieste di chiarimento, precisazioni e correzione di quanto pubblicato. Gli articoli, infatti, non sono firmati, non esiste una redazione e spesso, a parte un indirizzo eMail, non è possibile contattare l’editore.

Terminate le premesse, torniamo occuparci della misura dell’influenza dei siti pernegrafici. La BlackList di Bufale.net fornisce l’elenco che è stato utilizzato nei dati che seguono. Si tratta di domini classificati come siti di disinformazione medica, scientifica, politica, religiosa e razziale, siti di scandali e complotti.

Visite ai siti Web nel mese di novembre 2016, da desktop e dispositivi mobili (fonte: SimilarWeb)

Visite ai siti Web nel mese di novembre 2016, da desktop e dispositivi mobili (fonte: SimilarWeb)

Il numero di visite mensili da desktop e da dispositivo mobile è stato ottenuto grazie ai dati di SimilarWeb. L’insieme dei 129 siti pernegrafici ha ottenuto nello scorso mese di novembre 23,7 milioni di visite, il 63,8%  delle quali provenienti da un Social Network (nel 98% dei casi si tratta di Facebook). I Social sono quindi la principale forma di traffico e, se sommata all’organic search (ovvero al contributo di Google), si giunge alla conclusione che quasi 4 visite ai siti pernegrafici su 5 sono promosse da Google e Facebook.

Il traffico Web complessivo non è particolarmente elevato ma si ricordi che non comprende la quota di attenzione e lettura prodotta esclusivamente sui social, senza la visita al sito Web della fonte. Con i dati a disposizione non è possibile stimare il numero di letture sui social per ogni lettura sul sito Web della testata. Dal momento che i contenuti delle testate pernegrafiche sono fortemente radicati nei social – e da questi redistruibuiti – è ragionevole ritenere che il dato di visita ai siti Web sia una frazione del numero di contatti che essi riescono a sviluppare con la propria audience.

A confronto con i 93 siti editoriali più popolari in Italia (le testate d’informazione responsabili, con redazione e giornalisti), il traffico Web dei siti pernegrafici è pari a meno di un ventesimo.

Le 93 testate editoriali esaminate, infatti, sviluppano nello stesso mese di novembre 569 milioni di visite da desktop e mobile sui propri siti Web. A differenza dei siti pernegrafici, la provenienza di traffico sulle testate editoriali da social è limitata al 13,3% e la principale fonte di traffico è la richiesta diretta del lettore (43%). Google a Facebook portano ai siti Web editoriali il 42,6% del loro traffico.

La produzione editoriale dei 129 siti pernegrafici individuati da Bufale.net è stata monitorata da UACMeter per 18 giorni, analizzando il numero di condivisioni sui social network di ogni articolo pubblicato nelle homepage degli stessi siti.

Per ogni articolo è stato quindi ottenuto il numero di condivisioni su Facebook, Google+ e LinkedIn (Twitter non consente più di ottenere questo dato dal novembre 2015). Per ragioni ancora da chiarire, solo per 81 dei 129 siti sono stati rappresentati nei dati di UACMeter. La produzione editoriale nei 18 giorni di osservazione è pari a 15mila articoli, ovvero 800 per giorno, e ha sviluppato 350mila condivisioni per giorno.

Nello stesso periodo i siti editoriali producono 56mila articoli che raccolgono 19 milioni di condivisioni. Il numero medio di condivisioni per articolo risulta maggiore sui siti pernegrafici rispetto ai siti editoriali (409 vs 339).

In definitiva si può concludere che l’influenza dell’informazione pernegrafica è una frazione di quella dei grandi newsbrand di derivazione cartacea, televisiva e online. Ogni 3,7 articoli pubblicati sulle testate editoriali di attualità ne compare uno sulle testate pernegrafiche e ogni 3,1 condivisioni sui social di articoli di testate editoriali ne viene condiviso uno pubblicato da una testata pernegrafica. Il traffico Web delle testate editoriali è decisamente superiore a quello delle testate pernegrafiche ma queste ultime risultano molto più radicate nei social ed è ragionevole supporre che gran parte della lettura dei contenuti pernegrafici avvenga direttamente sui social e non sui siti Web delle testate. A parità di numero di articoli prodotti, i siti pernegrafici mostrano di essere più efficaci dei siti editoriali nell’amplificazione dei loro contenuti sui Social Network.

La condivisione sui social delle notizie di attualità è un proxy indicator della loro capacità di creare adesione e coinvolgimento nel lettore. Il fatto che le notizie pubblicate dai siti pernegrafici sviluppino complessivamente un terzo delle condivisioni sociali delle notizie dei newsbrand può ragionevolmente portare a concludere che questo sia il peso relativo dei siti pernegrafici nella rappresentazione e nella formazione dell’opinione pubblica all’interno del segmento di popolazione online.

 

 

(1) Da pernemi, verbo greco che significa “mi vendo”, usato, tra l’altro, anche nel caso della vendita e traffico di schiavi con paesi stranieri.

Newsruption 2016

Dopo 15 anni di trasformazioni, la distribuzione d’informazione di attualità sembra essere giunta a un nuovo punto di equilibrio. Il nuovo scenario è ancora dominato dai soggetti che lo avevano costruito nell’era pre-digitale ma è abitato dai nuovi editori “pure digital”, nuovi intermediari (aggregatori e motori), nuovi soggetti distributivi e di partecipazione (social, App). L’online è cresciuto a discapito della carta ma le testate che dominavano la scena all’epoca della carta sono ancora forti nell’online. C’è stato un conflitto di mezzi ma non di testate. La novità dell’online è l’emergere di una nuova meta-testata, Facebook, la cui forza informativa è oggi paragonabile a quella di tutte le testate d’informazione online. L’informazione televisiva, invece, ha conservato gran parte del peso e della centralità di cui godeva 15 anni fa e l’efficacia informativa del mezzo continua a essere incomparabilmente superiore a quella di tutti gli altri mezzi, anche nel target degli utenti Internet, più esposto alle alternative offerta dal digitale e meno tele-centrico.

 

L’aggiornamento del 2016 dei dati di Newsruption mette in risalto tre risultati:

  1. la crescita del pubblico dell’informazione online di attualità. Il numero di persone che si dichiarano lettori abituali d’informazione di attualità online è salito dai 13 milioni di individui del 2010 agli oltre 17 del 2016. La crescita è guidata dalle App ma i quotidiani sul Web, nel complesso, hanno guadagnato 4 milioni di lettori negli ultimi sette anni.
  2. l’influenza dei social network nella generazione di conoscenza dei fatti è costante da 3 anni. I Social Network hanno un ruolo rilevante nella capacità informativa (13,8 utenti Internet ogni 100 apprendono una notizia rilevante dai social) ma non superiore a quello dei quotidiani online (22,7 su 100) e molto lontano dai media tradizionali, in particolare la TV (54,1 su 100, tra le quali 45 informate dalla TV).  NOTA: i numeri si riferiscono al primo contatto con una notizia e non alla costruzione dell’opinione, tema assai più complicato da misurare e interpretare.
  3. la condivisione delle notizie di attualità sui Social Network è stata esplosiva dal 2011 al 2015, quando il numero medio di condivisioni per articolo è più che triplicato, arrivando l’anno scorso a sfiorare il milione di unità nel giorno medio. Nei primi 10 mesi del 2016 il numero di condivisioni ha superato il milione per giorno ma ora mostra un tasso di crescita molto più contenuto rispetto al passato. La condivisione degli articoli sui Social Network è dominata da Facebook, con 97 segnalazioni su 100. Il resto si divide tra Twitter, LinkedIn e Google Plus e le quote dei social minori sono variabili in funzione della testata, come è stato mostrato in Newsruption.20161127_e

Le persone che fanno esperienza di lettura dei quotidiani nelle tre forme (via App, su carta e sul Web) possono indicare la soluzione preferita per leggere le notizie della giornata: la loro scelta ricade sempre più sulle App (41%) che sulla carta (17%). Il favore verso l’App è cresciuto negli ultimi anni mentre è rimasto costante quello verso la carta, a indicare uno «zoccolo duro» di lettori del formato cartaceo. Chiaro anche il segnale che viene dalla terza possibilità, la lettura sul Web: la quota di quanti preferiscono questo canale è in costante diminuzione passando dal 42% nel 2012 al 26% del 2016.

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Risposta alla domanda “Immagina di avere un po’ di tempo libero la sera per leggere le notizie della giornata. Potendo scegliere, preferiresti sfogliare le notizie…”

 

Le notizie più condivise del 2015

Dal 2010 i siti Web d’informazione sono definitivamente pluggati nei social.
Dai Social Network dipende ormai una quota consistente del loro traffico Web. In media, ogni due letture di un articolo raggiunto dall’homepage di un sito d’informazione si rileva una lettura del medesimo articolo segnalato con un link sui social. L’invito a condividere un contenuto online sui social è una dinamica che ha compiuto otto anni due mesi fa. Il bottone “Like”, infatti, è stato introdotto per la prima da FriendFeed nell’ottobre del 2007. Facebook ha lanciato il suo «pollice alzato» nel febbraio del 2009 e Twitter nell’agosto del 2010. Sono quindi arrivati LinkedIn a fine 2010 e Google (Plus) per ultimo, nell’agosto del 2011.

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La tendenza del fenomeno in Italia è esplosiva: in tre anni il numero medio di condivisioni per articolo è quasi triplicato e negli ultimi mesi del 2015 il numero di condivisioni è sempre stato compreso tra il milione e il milione e mezzo al giorno, un aumento del 90% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e anche rispetto ai primi mesi di quest’anno.

La grandissima parte delle condivisioni (oltre il 95%) è prodotta su Facebook, quindi su Twitter e in misura minore su Google+ e LinkedIn. La quota di Facebook è arrivata a un livello tale che ormai si può ritenere che esso sia diventato l’hub dell’informazione online, il luogo in cui converge la produzione editoriale e dal quale si genera una quota consistente del traffico diretto ai siti d’informazione.

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Il profilo dell’attività durante l’anno conferma la stagionalità dell’attività di condivisione: più debole nei mesi invernali, più intensa nei mesi estivi. La linea blu del grafico rappresenta (in milioni di unità) le condivisioni mensili prodotte su Facebook, Twitter, Google+ e LinkedIn e relative agli articoli pubblicati dalle 100 testate editoriali più popolari del Web italiano. Il volume di condivisioni dipende, ovviamente, dal numero di notizie pubblicate. Per questo motivo è interessante esaminare il numero medio di condivisioni per articolo (linea rossa, scala di destra), rapporto tra le condivisioni e il numero di articoli prodotti: al crescere del numero medio di condivisioni per articolo cresce la partecipazione dei lettori, la viralità della notizia e la rilevanza del tema trattato.

E quali sono gli articoli più condivisi nel 2015? Ecco qui i primi 200.

Attenzione, concentrazione

Tutti i fenomeni umani che interessano un largo pubblico mostrano la tendenza a concentrare la propria intensità in un segmento di ridotte dimensioni. La logica è la medesima: che si tratti di reddito, ricchezza, consumi mediatici, attività sportiva, chilometri percorsi in auto, hamburger consumati. Il Principio di Pareto è una di quelle leggi universali che mettono in crisi il nostro concetto di <media> e la nostra tendenza a comprendere il mondo immaginandolo omogeneo. Il mondo omogeneo non è e ogni fenomeno ha la sua caratteristica disomogeneità.

La concentrazione può essere particolarmente forte quando si considerano fenomeni non materiali, per i quali non esistono vincoli fisici nella distribuzione delle risorse o dei consumi. E’ il caso della condivisione sociale dei contenuti di attualità. Lo studio di oltre un milione di articoli pubblicati online negli ultimi 16 mesi (da Gennaio 2014 ad Aprile 2015) mostra che metà delle condivisioni sui social network è stata prodotta sull’1,81% degli articoli (meno di 20.000). Si tratta di 136 milioni di condivisioni su Facebook, Twitter, Google Plus e LinkedIn, una media di 6.878 condivisoni per articolo. I restanti 1.073.807 articoli hanno prodotto l’altra metà di condivisioni (127 per articolo).

Curva di concentrazione del fenomeno della condivisioni social delle notizie di attualità online: L'80% delle condivisioni è prodotto dall'8,47% degli articoli (92.674 articoli per 218.291.066 condivisioni)

Curva di concentrazione del fenomeno della condivisioni social delle notizie di attualità online: L’80% delle condivisioni è prodotto dall’8,47% degli articoli (92.674 articoli per 218.291.066 condivisioni)

 

I domini che esprimono il maggior numero di “Articoli Top” (l’1,81% degli articoli più condivisi degli ultimi 16 mesi) sono, prevedibilmente, quelle con il maggior traffico in Rete: alcuni quotidiani online di derivazione cartacea e alcune delle nuove testate digitali. A maggior traffico corrisponde generalmente un maggior numero di condivisioni, una dinamica virtuosa (sempre che il traffico sia una virtù) che origina altro traffico al sito Web:

Numero di "Articoli Top" per testata. Gli Articoli Top pubblicati da gennaio 2014 ad aprile 2015 sono 19.842 su un totale di oltre un milione pubblicati nello stesso periodo sulle 97 testate monitorate da UAC

Numero di “Articoli Top” per testata. Gli Articoli Top pubblicati da gennaio 2014 ad aprile 2015 sono 19.842 su un totale di oltre un milione pubblicati nello stesso periodo sulle 97 testate monitorate da UAC

 

La produzione di articoli sulle testate online è molto variabile: si va da poche unità al giorno per le testate verticali e locali alla media di 100 per le edizioni online dei grandi quotidiani cartacei nazionali. E’ per questo che diventa interessante esaminare la “densità” di Articoli Top sul totale degli articoli pubblicati: ogni 100 articoli pubblicati, quanti diventano Top? Da questa angolatura il ranking delle testate più attive nella condivisione cambia in modo significativo rispetto a quanto mostrato nel grafico precedente:

Densità di "Articoli Top" per testata, ovvero quota degli articoli pubblicati dalla testata che superano il numero di condivisioni oltre il quale sono classificati come "Top" (l'1,81% degli articoli Top è individuato dall'avere ottenuto più di 2.640 condivisioni su Facebook, Twitter, LinkedIn e Google +)

Densità di “Articoli Top” per testata, ovvero quota degli articoli pubblicati dalla testata che superano il numero di condivisioni oltre il quale sono classificati come “Top” (l’1,81% degli articoli Top è individuato dall’avere ottenuto più di 2.640 condivisioni su Facebook, Twitter, LinkedIn e Google +)

 

Di cosa parlano gli articoli Top? La densità di articoli Top dipende in effetti dal tema trattato. La probabilità che un articolo ottenga un elevato numero di condivisioni è massima nelle categorie che trattano di “Costume & Società”, Salute, Istruzione, Religione anche se, esaminando i dati in profondità, si nota che i personaggi, le situazioni e la presenza di foto e video negli articoli sono molto più decisivi nel successo della dinamica di condivisione rispetto alla considerazione del solo tema trattato.

Den­sità di “Arti­coli Top” per tema trattato. La classificazione del contenuto degli articoli è stata generata grazie a Cogito, il motore di analisi semantica di Expert System.

Den­sità di “Arti­coli Top” per tema trattato. La classificazione del contenuto degli articoli è stata generata grazie a Cogito, il motore di analisi semantica di Expert System.

 

Human Highway mantiene sotto osservazione il fenomeno della condivisione social delle notizie di attualità dal novembre 2011 con un proprio strumento di analisi, UAC Meter. I dati di condivisione prodotti da UAC Meter sono quindi arricchiti con la classificazione del contenuto dell’articolo, grazie al motore semantico di Expert System (Cogito). Puoi vedere un esempio dei contenuti dei primi quattro mesi del 2015 nell’analisi interattiva che Human Highway rende disponibile sul proprio sito, in un widget di Tableau.

L’Amplificazione sociale dell’informazione di attualità

Nel primo giorno del Festival del Giornalismo di Perugia Human Highway presenta i nuovi risutalti sulla dinamica di diffusione spontanea delle notizie di attualità attraverso i Social Network. Il tema sarà trattato il 24 aprile 2013 nel panel dal titolo “Social (In)ability”, moderato da Pier Luca Santoro e con la partecipazione di  Giacomo Fusina, CEO di Human Highway, Vincenzo Cosenza di BlogMeter, social media strategist di riconosciuto valore a livello internazionale, Daniele Chieffi, esperto di Online Media Relations e autore di OLMR, Maurizio Tesconi, figura chiave nello sviluppo di  Social Trends, un’applicazione web che ha come obiettivo il monitoraggio, l’analisi e lo studio dei social media e della loro evoluzione nel tempo e Renato Vichi, Head of Media Relations Italy and Senior Vice President di Unicredit.

Per l’occasione Human Highway ha sviluppato un widget interattivo di presentazione dei dati del fenomeno, relativi al mese di Marzo 2013. Una quota rilevante di traffico sui siti d’informazione è prodotta da link postati sui Social Networks (Facebook in particolare): gli articoli più condivisi dai lettori diventano le entry pages dei siti che li hanno prodotti. Questi articoli diventano di fatto gli “ambasciatori della testata” sui Social Networks e la forza della loro condivisione è proporzionale alla forza di engagement del brand editoriale e alla rilevanza dei contenuti della notizia.

La risonanza mediatica sui Social Networks

Il mese di Febbraio è stato molto intenso dal punto di vista mediatico. Le dimissioni di Benedetto XVI e le elezioni politiche hanno dato un fortissimo impulso all’attenzione del pubblico e la risonanza sui social network ha raggiunto il record storico. Nel mese di Febbraio 2013 sono stati condivisi oltre 55mila articoli sulle principali 40 testate online rispetto ai 38mila del Febbraio 2012 (+48%). I lettori del Web hanno prodotto su questo materiale informativo più di otto milioni di condivisioni rispetto ai 2,8 dello stesso mese del 2012 (+188%).

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Numero di articoli pubblicati in un determinato giorno (scala di sinistra) e numero medio di condivisioni prodotte sui medesimi articoli (scala di destra). I dati si riferiscono alle 40 testate sotto osservazione di UAC Meter

Il periodo più intenso è stato tra il 6 febbraio e il 7 marzo e il record di condivisioni è stato raggiunto dagli articoli pubblicati il 12 marzo, con 589mila segnalazioni, il 96% delle quali su Facebook.Il picco più elevato è stato prodotto il giorno successivo alle dimissioni di Papa Benedetto XVI ma tutto il mese si è mantenuto su livelli di attenzione e condivisione mai visti in precedenza: una media di quasi 300mila condivisioni per giorno e 150 per articolo.

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Le prime dieci testate per numero complessivo di condivisioni prodotte sugli articoli pubblicati tra il 6 Febbraio e il 7 Marzo 2013

Gli articoli più condivisi risultano quelli delle tre testate leader del fenomeno: Repubblica, Corriere e il Fatto Quotidiano. Più di metà delle condivisioni rilevate sulle 40 testate monitorate (precisamente il 54,5%) sono relative a contenuti pubblicati da Repubblica (con una quota del 29% in febbraio), Corriere (quota del 15%) e il Fatto Quotidiano (10%). L’elevata produzione di Repubblica avvantaggia la testata nel computo delle condivisioni complessive del periodo: i 5.504 articoli nel mese di Repubblica si devono mettere a confronto con i 3.557 di Corriere e i “soli” 2.063 de Il Fatto Quotidiano.

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Numero di articoli pubblicati dalle testate sotto osservazione nei trenta giorni intercorsi dal 6 Febbraio al 7 Marzo.

Tuttavia, se le condivisioni generate dagli utenti si mettono a confronto con il numero di articoli prodotti, il ranking si rimodula leggermente. In questo caso si tratta di misurare il numero medio di condivisioni per articolo (l’Amplifying Power di una testata) e si ottiene il valore massimo per Il Fatto Quotidiano (525 condivisioni medie per articolo in Febbraio), seguito da Repubblica (481 condivisioni per articolo) e Corriere (417). Su questo indicatore negli ultimi sei mesi si segnalano le buone performance di Huffington Post e di Internazionale, con una crescita dell’Amplifying Power superiore a 30 unità per mese.

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Numero medio di condivisioni per articolo pubblicato da una determinata testata nel periodo 6 Febbraio – 7 Marzo

Come già notavamo, oltre il 90% delle condivisioni sono Like e Share su Facebook. Solo una quota residuale riguarda le segnalazioni su Twitter, generalmente intorno al 6/7% del totale, ma esistono significative eccezioni: il numero medio di Tweets per articolo è massimo per IlPost e tra i tre grandi player si inseriscono diverse testate caratterizzate da volumi complessivi di condivisioni più contenuti e da una forte affinità con Twitter.

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Le prime dieci testate in ordine decrescente di numero medio di Tweet per articolo. I dati sono relativi ai 30 giorni intercorsi dal 6 Febbraio al 7 Marzo 2013

Puoi continuare a seguire il fenomeno consultando gratuitamente i dati di UAC Meter (login con LinkedIn).

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