L’attenzione dei giornali e dei lettori ai personaggi politici

Gli articoli prodotti nel 2015 e individuati da UACMeter su 106 grandi siti d’informazione online sono quasi un milione, per la precisione 964mila e in crescita del 2,9% rispetto al 2014.

La quota principale di articoli (15,9 su 100) è dedicata all’economia, agli affari e alla finanza e risulta in leggera crescita rispetto al 2014. Oltre metà degli articoli è prodotta in una delle prime 4 categorie. Le categorie interessate dal maggior incremento di attenzione nel 2015 (+20% circa) sono state «Scienza, Tecnologia», «Istruzione» e «Agitazioni, Conflitti, Guerre». Si nota invece il calo degli articoli che parlano di «Disastri e Incidenti», «Lavoro» e «Politica».

Trend della produzione editoriale per tema – Confronto delle quote della produzione nel 2015 e nel 2014 (Base: tutti gli articoli di ciascun anno)

Trend della produzione editoriale per tema – Confronto delle quote della produzione nel 2015 e nel 2014 (Base: tutti gli articoli di ciascun anno)

A una crescente di produzione di articoli si accompagna generalmente un aumento di condivisioni sui social network. Gli articoli pubblicati dai 106 grandi siti d’informazione online sono stati condivisi quasi 400 milioni di volte nel 2015 (un numero più che doppio rispetto al 2014).

La quota principale di condivisioni è stata dedicata (14,1 volte su 100) è dedicata all’”Arte, Cultura e Intrattenimento” e risulta in leggera crescita rispetto al 2014. Anche nel caso delle condivisioni, oltre la metà del totale è prodotta in una delle prime 4 categorie. Le categorie interessate dal maggior incremento di condivisioni nel 2015 sono state «Agitazioni, Conflitti e Guerre» (+50% rispetto al 2014), «Tempo libero» (+38%), «Ambiente» (+18%) e «Sport» (+16%).

Trend della quota di condivisioni sui social degli articoli del 2014 e 2015, per tema (Base: tutti gli articoli di ciascun anno)

Trend della quota di condivisioni sui social degli articoli del 2014 e 2015, per tema (Base: tutte le condivisioni di ciascun anno)

La variazione della quota dei due indicatori, produzione e condivisione, può essere analizzata in un unico diagramma nel quale le categorie si dispongono nei quadranti in relazione alla crescita o diminuzione della loro quota relativa di produzione e condivisione nel 2015 rispetto al 2014.

Mappa delle variazioni della quota di produzione e condivisione degli articoli pubblicati nel 2014 e 2015: l'ampiezza della bolla che rappresenta una categoria corrisponde al numero di articoli prodotti sul tema

Mappa delle variazioni della quota di produzione e condivisione degli articoli pubblicati nel 2014 e 2015: l’ampiezza della bolla che rappresenta una categoria corrisponde al numero di articoli prodotti sul tema

La mappa consente così di individuare quattro segmenti: nel primo quadrante di trovano i temi che sono stati oggetto di maggior attenzione nel 2015 rispetto al 2014 e questo ha prodotto un aumento della quota corrispondente di condivisioni. Nel II quadrante sono presenti le categorie che, pur avendo avuto meno copertura mediatica (meno produzione) nel 2015 rispetto al 2014, hanno avuto un incremento della quota di condivisioni (la loro “temperatura” è quindi notevolmente aumentata). Nel III quadrante si trovano le categorie per le quali è diminuita sia la copertura mediatica che il numero di condivisioni e, infine, il IV quadrante è popolato da temi più trattati nel 2015 rispetto al 2014 ma con una quota inferiore di condivisioni (temi per i quali c’è stato un relativo raffreddamento della loro temperatura).

Tra le 17 categorie esaminate si trova al quarto posto in ordine di produzione di articoli la categoria della «Politica». Gli articoli riferibili a questa categoria sono stati 117mila nel 2015 (contro i 126mila nel 2014) e la produzione (attenzione dell’agenda mediatica) è calata nell’ultimo anno rispetto al precedente. Anche la quota di condivisioni è calata di circa il 12%.

I personaggi citati negli articoli di politica – Confronto della quota delle citazioni nel 2015 rispetto al 2014

I personaggi citati negli articoli di politica – Confronto della quota delle citazioni nel 2015 rispetto al 2014

Negli articoli di Politica del 2015 sono stati individuati oltre 100.000 nomi di persone: il 10% degli articoli di Politica non cita alcun nome mentre, all’altro estremo della distribuzione, il 10% degli articoli cita 10 o più nomi di individui. I due personaggi più frequentemente citati (Matteo Renzi e Silvio Berlusconi) perdono copertura mediatica nel 2015 a favore di Matteo Salvini, Sergio Mattarella, Ignazio Marino , David Cameron e Paolo Gentiloni. I cali più significativi riguardano Giorgio Napolitano, Beppe Grillo e Angelino Alfano.

La mappa mediatica dei personaggi presente sull’asse delle X la variazione della quota di produzione degli articoli che li menzionano e in ordinata il tasso di crescita (in alto) o diminuzione (in basso) della quota di condivisioni degli stessi articoli. I personaggi inseriti nella mappa sono i 58 nomi più ricorrenti negli articoli di Politica pubblicati nel 2015 (il 30% degli articoli nomina almeno uno di questi nomi).

Mappa dei trend dei principali personaggi associati agli articoli che parlano di politica – Confronto della variazione quota di produzione e condivisione tra il 2014 e il 2015

Mappa dei trend dei principali personaggi associati agli articoli che parlano di politica – Confronto della variazione quota di produzione e condivisione tra il 2014 e il 2015. La dimensione del cerchio è proporzionale al numero complessivo di condivisioni sui social network degli articoli in cui il personaggio viene citato.

Alcuni personaggi (posizionati a destra nella mappa) hanno raccolto molta più attenzione nel 2015 rispetto al 2014: è il caso del notevole incremento delle citazioni di Sergio Mattarella. Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono caratterizzati da un aumento di attenzione mediatica (ovvero un aumento della quota di produzione degli articoli ) e da un aumento ancora più consistente della quota di condivisioni degli articoli a loro dedicati. Enrico Letta e Giorgio Napolitano sono le due figure per le quali è stato più evidente il calo di attenzione nel 2015, seguite da Beppe Grillo e Graziano Delrio.

Human Highway utilizza i dati di UACMeter per lo studio di scenario di progetti di branded content, l’analisi di efficacia delle azioni di comunicazione di personaggi e brand e l’analisi dell’evoluzione del consumo dell’informazione di attualità online (per questo tema potrebbe interessarti la lettura di Newsruption, disponibile per il download sul sito di Human Highway)

Le notizie più condivise del 2015

Dal 2010 i siti Web d’informazione sono definitivamente pluggati nei social.
Dai Social Network dipende ormai una quota consistente del loro traffico Web. In media, ogni due letture di un articolo raggiunto dall’homepage di un sito d’informazione si rileva una lettura del medesimo articolo segnalato con un link sui social. L’invito a condividere un contenuto online sui social è una dinamica che ha compiuto otto anni due mesi fa. Il bottone “Like”, infatti, è stato introdotto per la prima da FriendFeed nell’ottobre del 2007. Facebook ha lanciato il suo «pollice alzato» nel febbraio del 2009 e Twitter nell’agosto del 2010. Sono quindi arrivati LinkedIn a fine 2010 e Google (Plus) per ultimo, nell’agosto del 2011.

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La tendenza del fenomeno in Italia è esplosiva: in tre anni il numero medio di condivisioni per articolo è quasi triplicato e negli ultimi mesi del 2015 il numero di condivisioni è sempre stato compreso tra il milione e il milione e mezzo al giorno, un aumento del 90% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e anche rispetto ai primi mesi di quest’anno.

La grandissima parte delle condivisioni (oltre il 95%) è prodotta su Facebook, quindi su Twitter e in misura minore su Google+ e LinkedIn. La quota di Facebook è arrivata a un livello tale che ormai si può ritenere che esso sia diventato l’hub dell’informazione online, il luogo in cui converge la produzione editoriale e dal quale si genera una quota consistente del traffico diretto ai siti d’informazione.

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Il profilo dell’attività durante l’anno conferma la stagionalità dell’attività di condivisione: più debole nei mesi invernali, più intensa nei mesi estivi. La linea blu del grafico rappresenta (in milioni di unità) le condivisioni mensili prodotte su Facebook, Twitter, Google+ e LinkedIn e relative agli articoli pubblicati dalle 100 testate editoriali più popolari del Web italiano. Il volume di condivisioni dipende, ovviamente, dal numero di notizie pubblicate. Per questo motivo è interessante esaminare il numero medio di condivisioni per articolo (linea rossa, scala di destra), rapporto tra le condivisioni e il numero di articoli prodotti: al crescere del numero medio di condivisioni per articolo cresce la partecipazione dei lettori, la viralità della notizia e la rilevanza del tema trattato.

E quali sono gli articoli più condivisi nel 2015? Ecco qui i primi 200.

Twitter: quando è trendy un trending topic?

Si sa poco sul metodo che Twitter utilizza per identificare i trending topic che ci propone: l’algoritmo è troppo importante per essere divulgato al pubblico dal momento che i suoi risultati influenzano l’attenzione di milioni di individui e caratterizzano profondamente il profilo del social network come servizio d’informazione in tempo reale.

I trending topics mettono in risalto keyword e hashtag che in poco tempo guadagnano molta attenzione in una determinata area del mondo, identificata su base geografica.

Ti sarà capitato di partecipare a un convegno, un evento o una trasmissione televisiva associata a un hashtag che hai visto presto diventare trending topic su Twitter. E forse ti sei chiesto: ma quanto deve essere trendy un hashtag per diventare un trending topic? Cioè, quante persone devono partecipare alla conversazione affinché questa assurga al rango di trending?

Human Highway ha costruito uno strumento, Twitline, che è attualmente in fase di test. Sta coinvolgendo un campione di 3.000 individui all’interno del quale si trovano utenti abituali di Twitter. Un sistema di data grabbing e di parsing elabora le informazioni presenti sulle timeline degli utenti sotto osservazione e organizza le informazioni in un database, con una frequenza di aggiornamento di un’ora.

Le analisi dei dati di Twitline consentono di analizzare gli hashtag di Twitter con i classici parametri dell’analisi dei mezzi di comunicazione quali la reach (esclusiva, cumulata) e la frequency (media e distribuzione), la copertura efficace e i GRP, sia per singoli hashtag che per gruppi di hashtag. Inoltre, le informazioni sono arricchite con i nuovi parametri tipici del mondo social: la partecipazione proattiva, la reattività, l’influenza nella propria rete, il profilo di affinità a determinati temi d’interesse.

Le prime analisi mostrano che per diventare trendy un topic deve generalmente raggiungere velocemente una quota significativa di utenti che interagiscono con i tweet ad esso associati. Anche piccole porzioni di Tweet (punti per mille dei tweet prodotti in un determinato lasso di tempo) danno origine a Trending Topic.

E’ il caso di “Cota” che alle 12 di giovedì 16 gennaio raggiunge il 35% delle timeline di Twitter con lo 0,6% dei Tweet o “Siria” che poco dopo fa ancora meglio (43% di Twitter Reach) con lo 0,4% dei Tweet prodotti intorno alle ore 13. Alle 23 è il momento del second screen: “MasterChef” e “Servizio Pubblico” monopolizzano il social network con rispettivamente il 20% e l’8% dei Tweet a loro riferiti, raggiungendo in questo modo quasi metà degli utenti di Twitter (46% e 48%).

In tutti questi casi sono sempre presenti con numeri significativi le hashtag di PD, M5S, Berlusconi, Renzi e altre keyword dell’attualità politica e della cronaca. Tuttavia, la loro persistenza nel tempo a elevati livelli di citazione non li caratterizza come trending topics.

Come si vede dalle prime evidenze, i trending topic non sono una misura di popolarità di un topic ma una misura dell’accelerazione della sua popolarità nel breve periodo. Inoltre, la reach di un hashtag non dipende in modo univoco dal numero di Tweet che la menzionano ma dalla popolarità degli account che la diffondono.

Twitter in Italia: oltre 4 milioni di utenti e 120mila “Twitter Stars”

Una ricerca condotta lo scorso mese di Ottobre su 4.485 utenti Internet italiani ha disegnato il panorama dell’utilizzo dei Social Networks20121214_Twitter_1 da parte degli italiani. Oltre al dominio di Facebook e alla crescita di nuovi social networks tematici (es., Pinterest o Foursquare), l’indagine si è concentrata sull’analisi dell’utilizzo di Twitter: con oltre 4 milioni di utenti settimanali,  il social network è il secondo più popolare dopo Facebook e può contare su 1,25 milioni di utenti giornalieri. Le particolari funzionalità dello strumento di micro-blogging non potranno mai rendere  Twitter uno social network  di massa ma la sua influenza nella Rete, in particolare nel settore dell’informazione, ha assunto un peso rilevante.

Gli utenti settimanali di Twitter si possono raggruppare in quattro gruppi:

20121214_Twitter_21) Twitter? Nice to have
Non gli viene quasi mai in mente di dare un’occhiata a Twitter, non c’è un momento topico. Lo fa quando si annoia, in particolare nelle riunioni di lavoro, oppure (in particolare da device mobile) quando arriva una mail di notifica. Legge e scrive in egual misura: ai contenuti “impegnati” di politica e attualità preferisce programmi / serie TV, vita di personaggi famosi. Più iPhone che Smartphone user, poco Tablet PC.
Quanti sono: 30% degli utenti settimanali di Twitter, 1,4 milioni di individui
Utilizzo: pochi follower (media 38), pochi following (media 60), bassa frequenza di utilizzo.
Sociodemo: più donne che uomini, età media 35, giovani coppie con figli
Affinità con altri Social Network: bassa
Consumo d’informazione di attualità: basso, pochi quotidiani e poco di tutto

20121214_Twitter_32) Twitter? Mai più senza
L’uso di Twitter è frequente, la lettura riguarda soprattutto temi di politica, sport o attualità. Interesse attivo verso i commenti di altre persone e di personaggi influenti. Connettersi a Twitter è un rituale, non è una cosa che si fa di saltuariamente o di fretta: piace farlo con calma, nei momenti di pausa pranzo o nei momenti di attesa, durante le riunioni di lavoro. Lettura e scrittura sono ben bilanciati. Il 32% possiede e utilizza un Tablet.
Quanti sono: 26% degli utenti settimanali di Twitter, 1,2 milioni di individui
Utilizzo: molti follower (media 100) quanti following (media 102), elevata frequenza di utilizzo.
Sociodemo: donne e uomini in pari misura, età media 38
Affinità con altri Social Network: alta (quattro altri social oltre a Twitter, forti in particolare Tumblr e Pinterest)
Consumo d’informazione di attualità: elevato, fedeli ai quotidiani cartacei

20121214_Twitter_43) Twitter? Ah, sì…
L’uso di Twitter non è frequente anche se il network di amici è piuttosto esteso. Sono individui che sono arrivati su Twitter un po’ per caso, l’hanno usato per qualche tempo e ora lo hanno dimenticato. Non c’è coinvolgimento. Connettersi a Twitter avviene per caso, non è motivato da nessuna ragione particolare: capita di farlo, in particolare nel tempo libero e nei momenti di relax. Più lettura che scrittura, più smartphone che iPhone. Il 23% possiede e utilizza un Tablet.
Quanti sono: 26% degli utenti settimanali di Twitter, 1,2 milioni di individui
Utilizzo: follower poco sotto media (59 vs 65), following in media (84 vs 82), bassa frequenza
Sociodemo: donne e uomini in pari misura, età media 39
Affinità con altri Social Network: media
Consumo d’informazione di attualità: nella media dell’utenza Internet

20121214_Twitter_54) Twitto ergo sum
Usa Twitter in continuazione, in tutte le situazioni della giornata: Twitter è un gateway  verso il mondo. Twittano tanto ma leggono ancora di più, soprattutto su fatti di politica e cronaca, commenti e opinioni di giornalisti e blogger, programmi TV e sport. Lavorano e usano Twitter per ragioni collegate alla loro attività professionale. Metà di loro (48%) usa un Tablet, la quasi totalità ha un device mobile per stare sempre connesso in Rete. Poco interessati ai Tweet degli amici e dei brand.
Quanti sono: 2,5% degli utenti settimanali di Twitter, 120mila individui
Utilizzo: follower e following di pari numero e ampiamente sopra media, elevata frequenza
Sociodemo: uomini giovani, poche donne, età media 31, single, professionisti/imprenditori, laurea/master
Affinità con altri Social Network: elevata (in particolare con Pinterest, Foursquare e Instagram)
Consumo d’informazione di attualità: superiore alla media, anche per i quotidiani cartacei.

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Attenzione a Whatsapp

Un articolo di TechCrunch di qualche giorno fa ha portato all’attenzione uno dei fenomeni del momento sulla Rete. Il successo di Whatsapp non lascia indifferenti i grandi player e la piccola società californiana è entrata da qualche tempo nel mirino di Google e Facebook, che hanno forse già provato a fare un’offerta di acquisto. Whatsapp, fondata tre anni fa da due ex-Yahoo, ha finora rifiutato le offerte, almeno ufficialmente. Con soli 20 dipendenti e 8 milioni di finanziamento, continuerà da sola il lavoro di sviluppo e diffusione del suo semplicissimo servizio di messaggistica multi-piattaforma alternativo agli SMS. Nel mese di Ottobre 2011 la società ha gestito un traffico di 1 miliardo di messaggi a al giorno e nell’agosto di quest’anno ha superato il numero dei 10 miliardi al giorno: si tratta di 115.740 messaggi al secondo, come fieramente riportato sul blog della società.

Un fenomeno di queste proporzioni e che cresce di 10 volte in dieci mesi non può passare inosservato e non produrre conseguenze profonde. Gli SMS quindi moriranno presto e con essi svaniranno in pochi anni gli svariati miliardi di ricavi che le compagnie telefoniche sono riuscite a costruire su un sistema di bassi costi ed elevatissima marginalità.
Ma la grande attenzione su Whatsapp non deriva solo dalla natura disruptive del suo servizio. Ci sono almeno altre tre considerazioni da fare per comprendere l’importanza del fenomeno:

20121205_WhatsApp_01[1] Whatsapp sta tessendo la trama di un nuovo social network. Non si vede sul Web, come Facebook o Twitter, ma c’è. Ci sono centinaia di milioni di utenti nel mondo che hanno trasferito i propri contatti e le proprie relazioni su Whatsapp. Se Whatsapp costruisse un hub sul Web dove renderle visibili e fruibili, vedremmo emergere il tessuto di queste relazioni al momento nascoste. In poco tempo nascerebbe sul Web una convincente alternativa a Facebook. Facebook non ne sarebbe contenta;

 

20121205_WhatsApp_02[2] Il tasso di adozione del mobile Internet è esplosivo e Whatsapp ha costruito in questo contesto un servizio rilevante per l’utente, ben funzionante, cross-platform e (quasi) gratuito. In Italia al momento ci sono 12 milioni di individui con uno smartphone connesso a Internet e il loro numero aumenta del 30% all’anno. Gli smarpthone nel mondo sono un miliardo e in alcuni paesi emergenti, l’India per esempio, il traffico Interne da device mobile è superiore a quello prodotto con i PC tradizionali. Per Skype (Microsoft) e compagnie telefoniche Whatsapp è un problema;

20121205_WhatsApp_03[3] Whatsapp promuove il proprio servizio con un ingrediente ideologico molto forte: rifiuta di costruire un modello di business basato sulla pubblicità (sul sito si legge: “Remember, when advertising is involved you the user are the product”) e al momento la sola fonte di ricavo è costituita dalla vendita dell’applicazione. E’ chiaro, però, che se non sarà la pubblicità classica a mantenere in vita il servizio, dovrà essere qualche altra forma di valorizzazione della customer base, dal geo-targeting, al couponing, ai sistemi di pagamento da device mobile. Qui potrebbero essere in tanti ad avere un’opportunità.

Seguire il destino di Whatsapp è quindi molto istruttivo per comprendere la traiettoria di sviluppo del mobile Internet. Una nostra recente ricerca sull’utilizzo di Whatsapp in Italia presenta dei numeri già molto interessanti: 3 milioni di utenti quotidiani, per due terzi sotto i trent’anni e per due terzi uomini, 2 milioni su smartphone Android e 800mila su iOS.

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