Audience TV su Twitter

Le analisi dei dati prodotti da Twitline lungo un’intera settimana mostrano che il gli hashtag associati alle più popolari trasmissioni TV interessano circa il 2% del totale dei Tweet. In alcune fasi della settimana (in particolare nella serata di giovedì) il 30% dei Tweet sono relativi a una trasmissione TV (in quella sera ci sono i due big della SocialTV, Servizio Pubblico e MasterChef) ma ogni giorno della settimana si può dire che abbia il suo hashtag televisivo di riferimento.

Il sistema di TwitLine estrae ed elabora le informazioni che trova nelle Twitter timeline degli utenti sotto osservazione e organizza le informazioni in un database, con la frequenza di aggiornamento di un’ora.

Le analisi di Twitline consentono di descrivere la popolarità di una trasmissione TV su Twitter con i classici parametri dell’analisi della comunicazione: la reach e la frequenza (da cui i GRP), lo share e l’audience, la copertura efficace e i contatti lordi, il profilo dell’audience. Inoltre, le informazioni sono arricchite con i nuovi parametri tipici del mondo social: la partecipazione proattiva, la reattività, l’influenza nella propria rete, il profilo di affinità a determinati temi d’interesse.

Qui sotto vedi elencate le 20 trasmissioni TV più popolari, in termini di Reach, nei sette giorni dal 21 al 27 gennaio 2014, Qui, invece, il report completo e interattivo.

20140128_1

Una settimana di Twitter in Italia

Le analisi dei primi dati prodotti da Twitline mostrano che il flusso d’informazioni sul Twitter italiano è decisamente ricco e totalmente allineato con l’agenda mediatica del paese. Lo strumento panel-based costruito da Human Highway per l’analisi di Twitter ha analizzato un milione di tweet in una settimana e ha prodotto i primi risultati, che trovi riassunti in una pagina pubblica sul sito della società.
A una prima occhiata si nota che ci sono sostanzialmente tre famiglie di hashtag ad emergere dal flusso costante dei tweet:

  1. gli hashtag degli eventi imprevisti o straordinari (es., le dimissioni di un ministro, le manifestazioni in Egitto o Ucraina, novità dal mondo dell’attualità, della politica, dello spettacolo etc.)
  2. gli hashtag di eventi ricorrenti, generalmente su base settimanale: partite di calcio, trasmissioni TV, ricorrenze come il ff (follow friday)
  3. gli hashtag “di sottofondo”, sempre presenti con volumi paragonabili ogni giorno. Tra questi si evidenziano gli hashtag della politica (sigle di partiti, personaggi) e, con una certa sorpresa, gli hashtag geografici (i nomi delle principali città italiane)

Il sistema di TwitLine estrae ed elabora le informazioni che trova nelle Twitter timeline degli utenti sotto osservazione e organizza le informazioni in un database, con la frequenza di aggiornamento di un’ora.

Le analisi di Twitline consentono di descrivere la popolarità degli hashtag di Twitter con i classici parametri della pianificazione media quali la reach (esclusiva, cumulata) e la frequency (media e distribuzione), la copertura efficace e i GRP. Inoltre, le informazioni sono arricchite con i nuovi parametri tipici del mondo social: la partecipazione proattiva, la reattività, l’influenza nella propria rete, il profilo di affinità a determinati temi d’interesse.

Qui sotto vedi elencati i 100 hashtag più popolari, in termini di Twitter GRP, nella settimana del 20 gennaio 2014

20140127_1

L’anno dell’eCommerce

L‘anno dell’eCommerce è quello che si è appena concluso. I volumi delle vendite online sono cresciuti del 20% rispetto all’anno precedente e il numero di acquirenti abituali attivi su Internet ha raggiunto i 14 milioni di unità. Da molti anni il fenomeno cresce con questo ritmo e, probabilmente, lo farà anche quest’anno 2014.

Allora perché il 2013 è l’anno dell’eCommerce? Perché il suo sviluppo è giunto a un “tipping point”, una soglia critica e un punto di non ritorno.
Quando crescono le dimensioni di un fenomeno si trasformano anche le dinamiche che lo alimentano e lo governano. La parola che usiamo per descrivere il fenomeno degli acquisti a distanza su Internet non esprime più la natura di ciò a cui ci riferiamo. Quello che abbiamo iniziato a chiamare con la parola eCommerce alla fine del secolo scorso era un fenomeno limitato a poche tipologie di prodotti e poche persone, connotato in modo molto preciso dalla “e” del suo prefisso. Col passare degli anni – e con il passaggio a un eCommerce di massa – la “e” ha notevolmente arricchito il proprio significato originario e da qui in avanti dovremmo interpretarla in modo molto più articolato.

 

e come Evoluzione

L’eCommerce è il primo anello evolutivo della trasformazione in atto nel retail. La Rete ha consentito di rendere più efficienti diversi momenti della distribuzione: l’accessibilità di un’infinità di beni (la coda lunga), un rapporto più diretto tra cliente e fornitore, la miglior gestione dei magazzini e della produzione, la smaterializzazione dei pagamenti. I vantaggi per gli acquirenti sono evidenti: pressione sui prezzi, vasta scelta, comodità nel servizio di consegna, bassa fedeltà ed elevata forza contrattuale con i fornitori.20140126_1
Ma, sin qui, la struttura dell’eCommerce non è molto diversa dal vecchio retail: i punti vendita sono stati sostituiti dai siti o dalle app, la consegna avviene al cliente finale anziché alla catena dei negozi, i grandi volumi sono un vantaggio competitivo, i sistemi di loyalty sono sempre gli stessi. D’accordo, sul versante delle practice ci sono le novità dei comparatori, il rating di prodotti e merchant, la profilazione dell’acquirente, un sistema pubblicitario ricompensato a performance anziché a contatti.
Tuttavia, l’evoluzione dal vecchio al nuovo è stata una semplice trasformazione della prassi precedente in una più efficiente che ne ha ereditato tutte le dinamiche e tutte le tipologie di attori.

Lo spostamento di una piccola parte del retail dal vecchio al nuovo stile dell’acquisto a distanza via Internet ha generato l’enorme tsunami che oggi chiamiamo eCommerce. I 14 miliardi di euro che si sono spostati dal canale tradizionale all’online rappresentano due punti per mille delle vendite al dettaglio italiane, quasi nulla.
L’evoluzione è stata sin qui tranquilla e senza salti: un piccolo travaso da un canale all’altro. Un’evoluzione, appunto, non una rivoluzione.
 

e come Ecosistema

Nei prossimi anni vedremo le diverse componenti dell’eCommerce convergere in un unico sistema interconnesso, senza distinzione con il retail tradizionale e fisico e con l’integrazione dei diversi player che alimentano il processo: pubblicità, sistemi di pagamento, logistica, media, telecomunicazioni, i soggetti “Over The Top”.
Molti elementi del nuovo retail sono già pronti ma non sono ancora interconnessi e si occupano solo di una nicchia di servizi o di una parte del processo. E’ già possibile pagare un mezzo pubblico con un’app, essere riconosciuti (nel senso della profilazione) entrando in un negozio fisico dopo aver frequentato il relativo sito Web, ricevere dalla TV un coupon digitale sullo smartphone da spendere in un negozio fisico, prenotare un test drive passando accanto a un cartellone pubblicitario in metrò o provarsi un vestito inesistente davanti al monitor di un negozio per averlo tre giorno dopo a casa, fatto su misura.
Quando questi componenti formeranno un unico sistema integrato vedremo l’emergere del nuovo retail non più come evoluzione dell’eCommerce ma come rivoluzione del vecchio modo di individuare, scegliere e acquistare i prodotti. Allora il fenomeno potrà crescere di un ordine di grandezza.
 

e come Everywhere

Crescita del numero di acquisti effettuati da dispositivo mobile (marzo 2013 su marzo 2012)
E qui si arriva al mobile, la forza che sta trasformando la Rete con l’imperativo del mobile first, alimentato da un consumo crescente di risorse online da smartphone e tablet, dispositivi che accompagnano gli individui in ogni luogo e momento della giornata. Sul dispositivo mobile arrivano i soldi (col wallet e i nuovi sistemi di pagamento) e si concentrano le attività degli individui, un mix perfetto per il commercio.
Dopo l’enfasi sulla disintermediazione prodotta dall’eCommerce (la relazione diretta produttore-cliente), nei prossimi anni dovremmo ricrederci: è importante trovarsi nel mezzo, intermediare nei luoghi fisici. L’accesso ai servizi online in mobilità porta a riconsiderare il ruolo di chi detiene importanti quote di “traffico” fisico. La relazione con l’individuo sarà mediata sia dalla Rete che dalla rete dei luoghi fisici attraversati dagli individui.

 

e come Ibrido

Numero di touch point attivati prima dell'acquisto e influenza dei touch point considerati nel determinare la scelta finale di acquistoMulti-canalità sembra un termine destinato a diventare presto obsoleto. Per parlare di multi-canalità dobbiamo supporre che vi siano canali distinti, utilizzabili in modo coordinato verso un obiettivo. Ma cosa succede se i canali si fondono? L’esperienza dell’individuo non fa più riferimento a un canale o un altro, anzi diventa difficile distinguere i diversi canali. Su quale “canale” compio un acquisto originato da un coupon digitale ricevuto sui social da un amico che mi invita ad andare in un negozio fisico dove posso laikare il prodotto per ottenere uno sconto, acquistarlo in negozio, pagarlo col mobile wallet mostrando un codice a barre alla cassa e riceverlo a casa?

Dovremo più probabilmente parlare di ibridazione dei canali. Percorsi di acquisto che si articolano su diversi touch point, sia online che off. Non importa dove avviene l’ordine, su quale canale si finalizza il pagamento, come ricevo il prodotto, tutto il sistema del Data Driven Commerce lavora per il proprio scopo: inseguire, servire e soddisfare in ogni modo l’empowered customer, sempre più scaltro ed esigente.
 

e come Eterna Attesa di nuovi sistemi di pagamento

Se ne parla da anni e ogni anno sembra l’anno dei nuovi sistemi di pagamento. Gli anni passano e i sistemi sono, sostanzialmente, sempre gli stessi del secolo scorso. L’unica innovazione è stata la carta di credito pre-pagata, ma sempre nel campo delle plastics.
E’ indubbio che nuovi sistemi di pagamento integrati coi device mobili daranno un fortissimo impulso al nuovo retail. Tuttavia, i sistemi di pagamento sono facilitatori del processo, non rappresentano una condizione necessaria per lo sviluppo dell’eCommerce. Le versioni di cui disponiamo attualmente sono riuscite a sviluppare nel mondo un giro d’affari di mille miliardi di dollari di transazioni online ogni anno e sono le stesse di quindici anni fa.
Ultima nota: PayPal dimostra che vince la semplicità. Chi vuole innovare lo faccia semplice.

 

e come Eccellenza

L’eCommerce italiano è un esempio di eccellenza. Un servizio eccellente, offerto da merchant seri, professionali, aiutati nel loro lavoro dai corrieri e da un sistema di logistica che – per la prima volta nel nostro paese – è in grado di servire il sistema della vendita a distanza su un territorio vasto, difficile, abitato in ogni suo angolo.
Ultimamente si sente dire un po’ dappertutto e un po’ su tutti i temi che l’Italia è arretrata o in declino. Con l’aiuto di insindacabili statistiche si racconta un paese che traccheggia sempre a fondo classifica per via di vari e gravi ritardi (e per risolvere il problema si fa sempre appello alla politica, come se tutto dipendesse dalla politica). Avviene anche per l’eCommerce.
Se in Italia i volumi dell’eCommerce sono inferiori di tre o quattro volte rispetto ad altri grandi paesi europei una ragione ci sarà. NPS dell'esperienza di acquisto. L'NPS è un indice collegato al livello di soddisfazione
Prima di affermare che ciò sia un indice di arretratezza bisognerebbe indagare le ragioni di questa peculiarità italiana. Il tessuto del retail tradizionale, per esempio: ottomila comuni dove è spesso presente almeno un negozio e dove chiunque ha un amico o parente che fa il commerciante (o l’agente assicurativo). Le abitudini di consumo, intimamente legate alle tradizioni e agli stili di vita. Poca famigliarità con il sistema dell’acquisto a distanza, mai pienamente affermatosi nel nostro paese.

L’eCommerce italiano, invece, sta benissimo. Il 90% dei 14 milioni di acquirenti online è pienamente soddisfatto dell’esperienza di acquisto online, un dato che non si rileva in nessun altro settore. E, infatti, il numero di acquirenti online cresce e cresce la frequenza di acquisto. Chi inizia ad acquistare online non smette più. Anzi, progressivamente considera prodotti e servizi diversi, apprezzando la comodità e la convenienza della modalità di acquisto a distanza.

Twitter: quando è trendy un trending topic?

Si sa poco sul metodo che Twitter utilizza per identificare i trending topic che ci propone: l’algoritmo è troppo importante per essere divulgato al pubblico dal momento che i suoi risultati influenzano l’attenzione di milioni di individui e caratterizzano profondamente il profilo del social network come servizio d’informazione in tempo reale.

I trending topics mettono in risalto keyword e hashtag che in poco tempo guadagnano molta attenzione in una determinata area del mondo, identificata su base geografica.

Ti sarà capitato di partecipare a un convegno, un evento o una trasmissione televisiva associata a un hashtag che hai visto presto diventare trending topic su Twitter. E forse ti sei chiesto: ma quanto deve essere trendy un hashtag per diventare un trending topic? Cioè, quante persone devono partecipare alla conversazione affinché questa assurga al rango di trending?

Human Highway ha costruito uno strumento, Twitline, che è attualmente in fase di test. Sta coinvolgendo un campione di 3.000 individui all’interno del quale si trovano utenti abituali di Twitter. Un sistema di data grabbing e di parsing elabora le informazioni presenti sulle timeline degli utenti sotto osservazione e organizza le informazioni in un database, con una frequenza di aggiornamento di un’ora.

Le analisi dei dati di Twitline consentono di analizzare gli hashtag di Twitter con i classici parametri dell’analisi dei mezzi di comunicazione quali la reach (esclusiva, cumulata) e la frequency (media e distribuzione), la copertura efficace e i GRP, sia per singoli hashtag che per gruppi di hashtag. Inoltre, le informazioni sono arricchite con i nuovi parametri tipici del mondo social: la partecipazione proattiva, la reattività, l’influenza nella propria rete, il profilo di affinità a determinati temi d’interesse.

Le prime analisi mostrano che per diventare trendy un topic deve generalmente raggiungere velocemente una quota significativa di utenti che interagiscono con i tweet ad esso associati. Anche piccole porzioni di Tweet (punti per mille dei tweet prodotti in un determinato lasso di tempo) danno origine a Trending Topic.

E’ il caso di “Cota” che alle 12 di giovedì 16 gennaio raggiunge il 35% delle timeline di Twitter con lo 0,6% dei Tweet o “Siria” che poco dopo fa ancora meglio (43% di Twitter Reach) con lo 0,4% dei Tweet prodotti intorno alle ore 13. Alle 23 è il momento del second screen: “MasterChef” e “Servizio Pubblico” monopolizzano il social network con rispettivamente il 20% e l’8% dei Tweet a loro riferiti, raggiungendo in questo modo quasi metà degli utenti di Twitter (46% e 48%).

In tutti questi casi sono sempre presenti con numeri significativi le hashtag di PD, M5S, Berlusconi, Renzi e altre keyword dell’attualità politica e della cronaca. Tuttavia, la loro persistenza nel tempo a elevati livelli di citazione non li caratterizza come trending topics.

Come si vede dalle prime evidenze, i trending topic non sono una misura di popolarità di un topic ma una misura dell’accelerazione della sua popolarità nel breve periodo. Inoltre, la reach di un hashtag non dipende in modo univoco dal numero di Tweet che la menzionano ma dalla popolarità degli account che la diffondono.